Sentimento del mondo

Una raccolta di poesie di Carlos Drummond de Andrade, pubblicata nel 1940, si intitola Sentimento del mondo (Sentimento do mundo), e la poesia omonima è una delle sue più note.

Spesso, parlando di uno scrittore, o di un poeta, o di un qualsiasi altro artista, parliamo della sua “idea del mondo”, quasi che attraverso le opere egli sia in grado di costruire la propria rappresentazione di come il mondo funzioni. Io però non penso sia giusto, a proposito di un artista, parlare di idea del mondo. Penso che ciò si addica a un filosofo, non a un pittore. Sicuramente l’artista non può prescindere dalle idee del mondo che lo formano come persona. Le nostre opinioni in merito ai matrimoni gay, all’accoglienza dei migranti, all’eutanasia, al sesso, alla morte, al ruolo dello Stato sociale, eccetera, fanno di noi ciò che siamo, e quando produciamo dell’arte, esse, indirettamente, vi si riflettono; ne costituiscono l’ossatura. Ma non credo che il valore artistico di un’opera risieda nella rappresentazione del mondo di chi la produce, quanto nel suo stile.

Se la raffinatezza di un sonetto del Dolce stil novo è ad esempio legata all’idea dell’amor cortese, nondimeno quella forma espressiva possiede una carica emotiva che trascende il messaggio veicolato dal testo. L’idea di donna, e del sesso, propria dell’Illuminismo, è molto differente da quella cantata da Petrarca, ma nel Settecento lo si è continuato a leggere, come lo si continua a leggere tutt’ora, quando queste idee sono nuovamente diverse. E non si tratta di leggere un testo contestualizzandolo, ma di farlo suonare su uno spartito differente.

Certo, se leggo Tanto gentile e tanto onesta pare, sono obbligato a situare il significato dell’idea dell’amore dantesco nel periodo storico in cui l’autore scriveva, ma la lettura non si esaurisce qui. Sarebbe un esercizio privo di sentimento, di pathos, di attrattiva. Invece Dante continua a far suonare qualcosa dentro di me ora. E’ per questo che alla stregua di Calvino diciamo che un classico è tale perché continua a dire qualcosa di nuovo.

La novità, io credo, non risiede nell’idea storicamente contestualizzata che sorregge l’opera (essendo ormai trascorsa e data una volta per tutte, non può mutare), ma nel sentimento che l’artista manifesta per dire ciò che dice.
Nel caso del sonetto di Dante, oltre all’idea dell’amore idealizzato per Beatrice, cogliamo, attraverso la metrica rigorosa e il gioco musicale di rime e assonanze, un sentimento di ordine messo al servizio di una dedizione. Ordine, dedizione. Se io nel 2017 ancora mi estasio (si dice?)(1) ascoltando questa poesia non è perché trovo seducente l’idea di amor cortese, anzi, essa è lontanissima da me. Ciò che mi affascina è il sentimento di disciplina interiore e cura che io ad esempio dirigo, ora, verso il mestiere di scrivere.

Non parlo del sentimento come l’insieme delle emozioni (odio, gioia, amore, ecc.), ma della facoltà di sentire qualcosa. Di sentire qualcosa di fisico, come il vento, e qualcosa di emotivo, come la nostra particolare predisposizione psichica di fronte a ciò che attira la nostra attenzione.

Per essere ancora più chiaro: se qualcuno in Cent’anni di solitudine di Garcia Marquez ci legge solo una storia metaforica e considera la tecnica del realismo magico un semplice abbellimento per rendere il racconto più accattivante… be’, io dico che è sordo.

Un artista, ogni artista, per tornare a Carlos Drummond de Andrade, esprime il suo sentimento del mondo. Lo fa retto dalle convinzioni più varie, ma esse sono solo una parte di ciò che esprime, la più transitoria. Finita un’epoca, le idee mutano, la musica continua a suonare.

Il sentimento del mondo.

 

NOTE
(1)Si può dire, si può dire…