LA PIMPA E IL CENTRO DELLA TERRA

Nelle storie della Pimpa, di Altan, l’irreale si mescola alla realtà, e questo è uno degli elementi che conferisce loro fascino. Uno dei meccanismi con cui si produce l’effetto è esemplificato da come si chiudono numerose avventure della cagnolina a pallini rossi. Spesso, nelle ultime due vignette Pimpa racconta ad Armando cosa le è successo, e lui commenta le sue parole spostando il piano dell’avventura su quello del quotidiano. Ad esempio, nell’episodio Pimpa e il delfino Dino, dove un giovane delfino riconduce a spiaggia la Pimpa che si era addormentata in barca (perdendosi in alto mare), lei spiega ad Armando: “Ha guidato il delfino.” E lui commenta: “I delfini sono molti intelligenti”. Pimpa allora aggiunge un particolare che avevamo appreso nella tavola precedente: “Lui ha preso otto in geografia”. “Però! Bravo.”

Il varco per l’ingresso dell’elemento surreale in questa avventura è l’indolenza della barca: si perde perché “non ha studiato”, mentre il delfino riesce a trovare la strada perché ha addirittura preso otto in geografia. Ovviamente, ci viene da pensare che quel voto l’abbia preso a scuola, e la frequentazione della scuola da parte del delfino aggiunge carattere fantastico al racconto. Per contro, il commento di Armando è quello di un adulto nei confronti di uno scolaro diligente. Armando non si sorprende, accetta l’universo fantasioso della Pimpa come un genitore accetta quello del proprio figlio piccolo, fatto di adattamenti della realtà alla sua immaginazione. Pimpa avrà veramente parlato con il delfino, come abbiamo letto, oppure la storia è la trasposizione di una sua fantasia? In quest’ultima circostanza l’unica cosa veramente successa sarebbe l’invenzione di essersi persa in barca e poi di essere stata ricondotta a spiaggia dal delfino. In un caso o nell’altro, Armando accetta ciò che gli viene raccontato con la naturalezza riservata alle storie vere, così come facciamo noi lettori, sapendo che il mondo della Pimpa è caratterizzato dalla compenetrazione fra reale e immaginario. Altan riesce a costruire quest’universo attraverso salti logici. Prendiamo il caso della Pimpa che si perde in barca: ci si perde perché non si conosce la strada, o perché non ci si orienta. La Pimpa si affida alle cose come se fossero persone (altro salto logico), quindi la barca smarrisce la strada perché non conosce la geografia. In questo caso la barca è umanizzata, così come poco dopo il delfino: essendo in grado di orientarsi, allora lui l’ha studiata.

C’è una storia della Pimpa in cui questi salti logici per me sono sorprendenti: letteralmente, mi colgono di sorpresa. Posso prevedere che la Pimpa tratti oggetti e animali come persone (lei stessa è una cagnolina che però parla, e con Armando vive un rapporto padre/bimba), o che la realtà si pieghi alla sua volontà (se vuole volare, si rende conto di avere orecchie grandi come ali e con quelle vola), ma ci sono episodi, rari e perciò ancora più belli, in cui la mia capacità di previsione risulta limitata. È il caso de La Pimpa e il centro della Terra.

La Pimpa è curiosa di visitare il centro della Terra, allora sale sul trenino della miniera e lo raggiunge. Fin qui, niente di meraviglioso: il centro della Terra è un “luogo”, quindi è possibile trattarlo come “uno fra tanti”. Il fatto che sia un luogo eccezionale ma che venga trattato come un luogo normale, rappresenta uno di quei salti logici di cui parlavo. Una volta arrivata, Pimpa però trova un signore bianco in divisa: è il custode del centro della Terra. Qui il salto logico è già più ampio. Perché il centro della Terra dovrebbe avere il custode? La risposta è la conseguenza del postulato precedente: poiché il centro della Terra è un luogo come altri, e altri luoghi, come i musei, hanno i custodi, allora anch’esso ce l’ha. Me lo spiego così, perché ho bisogno di spiegarmelo tanto la sorpresa è grande. Ma la sorpresa maggiore è scoprire che il centro della Terra è una caramella al limone posta su un tavolino. Perché? L’unica risposta logica è: perché no? Si tratta cioè di una trovata, un’invenzione. Questo genere di invenzione va oltre la mia fantasia. Da scrittore, a me non sarebbe venuto in mente. È un momento in cui torno ad essere solo un lettore, sprovvisto di quegli strumenti critici (la conoscenza della tecnica narrativa) che permettono di “smontare” ciò che si legge, analizzandone il senso e la forma. Passato l’effetto di questa sorpresa, è di nuovo “normale” il fatto che lei il centro della Terra se lo mangi, con tanto di approvazione del custode (lo sostituirà con una caramella alla fragola). La normalità, in questo caso, è data dal fatto che le pimpe/bimbe le caramelle se le mangiano.Pimpa e il delfino Dino

Considero la Pimpa una delle invenzioni più belle per i lettori in età prescolare. Altan riesce a parlare di cose piccole, quotidiane, facendole sembrare magiche. Fino a prima di avere una figlia e di leggergli le storie della Pimpa, per me Altan era un disegnatore satirico, il cui tratto lo trovavo un po’ inquietante. Penso alle vignette del Cipputti, con nasi e volti sempre atteggiati in una smorfia fra lo schifo e la rassegnazione. Vedere il suo stile, riconoscibile come una calligrafia, che traccia il mondo fantastico della Pimpa, continua a stupirmi.