Leggimelo come se fossi un bambino

Quando qualcuno mi spiega una cosa che non capisco e che continuo a non capire lo esorto: “Dimmelo come se avessi 10 anni”. Certo, un bambino, si può obiettare, non può capire tutto, tant’è vero che spesso gli si dice: “Quando sarai più grande lo capirai”. Ma dirlo è sbagliato.

Non c’è concetto che un bambino di 10 anni non possa capire, anche uno complesso come “essenza”, o “empatia”. Semmai la difficoltà la riscontra chi spiega se si rende conto che in effetti lui stesso a quel concetto non aveva mai prestato la giusta attenzione (perché magari si è accorto che oltre al punto di vista da lui adottato fino ad allora per interpretarlo, ne esistono altri). Ma se si ha qualcosa di chiaro in mente, per quanto difficile sia allora sì, la si può spiegare pure a un bambino.

Dalle domande del bambino si può capire ciò che gli è oscuro del nostro discorso, e allora procederemo per gradi, mutando prospettiva ed esempi, finché non saremo certi che abbia mosso con sicurezza il primo passo lungo il sentiero dove vogliamo condurlo. Insomma, se si vuole indicare la strada a qualcuno bisogna prima conoscerla.

Nel 2002, quando mia figlia non era ancora nata, mi venne l’ispirazione di scrivere delle storie per bambini capovolgendo alcuni incipit famosi. Ad esempio al posto di “c’era una volta” : “una volta non c’era”; oppure “ora, proprio in questo momento…”. In altre occasioni trattai degli elementi surreali come se fossero reali. Mentre scrivevo pensavo di rivolgermi ai genitori dei bambini in età prescolare, perché lo stile che usavo aveva spesso il tono concitato della cose raccontate a voce, e solo un lettore adulto avrebbe potuto consegnare le mie storie a quelli più piccoli, fungendo da intermediario fra me e loro (i “piccoli ascoltatori”).

Il libro lo intitolai dapprima Furz (da uno dei racconti), ma con il passare degli anni, a furia di ripensarci, un altro racconto nella mia mente è diventato emblematico di quella raccolta, Il barattolo di pelati e la figlia del mondo, così ora la pubblico con questo titolo.

Nel 2009 scrissi un’altra raccolta di racconti, questa volta per bambini più grandi, diciamo dai 25 kg in su, Il drago di Cesenatico e altre storie così. Mia figlia a quel tempo era nata da sei anni e io le avevo già letto molti libri, ma a lei piacevano soprattutto le storie che improvvisavo al momento. Non le ho fissate su carta, così sono andate perse per sempre, ricordo però che le raccontavo di quando, da bambino come lei, avevo un amico gatto, Albino. La cosa che l’affascinava era che questo gatto parlasse, e venisse a scuola, e pedalasse su una bicicletta, e con me finisse in situazioni fantastiche. Mi chiedeva sempre: “Mi racconti una storia di tu e Albino?”. Ecco, quelle storie sono andate perse, ma Il drago di Cesenatico contiene delle storie così.

Ho unito le due raccolte in un unico volume e l’ho intitolato Favole sbagliate. Non vi dico dov’è lo sbaglio, così magari non lo vedete.

Di seguito riporto due storie (una per raccolta), e qui potete trovare l’opera completa.