Il secondo lettore di Daniela

Giovedì scorso ho incontrato una mia amica, Carla, a Roma. Dopo esserci presi un caffè a Eataly, visto che ci trovavamo poco lontani siamo andati in un mercatino dell’usato della Garbatella, dove lei cercava un bicchiere da birra per un regalo. Carla non ha trovato il suo bicchiere e invece io ho trovato una piccola perla dentro un romanzo che corteggiavo da un po’ di tempo – incipit letto e riletto su internet – ma rimandavo sempre il momento per fare l’ultimo passo, finché quel giorno me lo sono trovato in uno scaffale davanti agli occhi. Così l’ho comprato.

Mentre l’acquistavo la cassiera leggendo il risvolto ha detto: “Ah, appena arrivato!”, infatti questa è l’etichetta dell’inventario, da cui risulta messo in vendita il 18.12.2022

Quando poi la sera l’ho tirato fuori dallo zaino e l’ho aperto mi è balzata agli occhi la pagina del risguardo, rimasta attaccata, al momento in cui ho cominciato a sfogliare il libro nel mercatino, alla copertina. E lì c’era una dedica.

E’ questa dedica, la perla.

E’ datata 5 settembre 1995, il mese e l’anno in cui io mi ero trasferito a Roma. Questa coincidenza la noto solo ora che scrivo, in effetti non è un dettaglio importante, ma ora che l’ho scritto non mi va di cancellarlo, anzi, pensando a quello che ho in mente di dire credo che ci stia proprio bene.

La scrive Daniela, così si firma alla fine della dedica per un suo amico, o amica, e recita così:

5.9.95

Ecco! Questo è l’ultimo (nel senso: il più recente) romanzo. Spero ti piaccia. Spero appaiano tutti gli elementi di novità narrativa per cui questo libro, pur non essendo perfetto, però sposta di sicuro in avanti la frontiera narrativa – perlomeno quella italiana -. Qui riconfluiscono tutti i filoni esterni che l’invenzione rende necessari e “interni” al romanzo, a questo e ad esso come arte del narrare, che sono anche le “passioni”, smodate, nutrite e di continuo sollecitate dall’autore –  il cinema, la televisione, la geografia, la Versilia, ecc. La sfida è tra invenzione e vero. Una scommessa che SV gioca, vincendola, in tutti i suoi libri. Te lo regalo con affetto (e un po’ – ma giusto un pochino – interessatamente).

Daniela

Questa è la fonte originale:

Daniela non nomina il destinatario della dedica, ma io penso che sia un uomo, anzi un giovane uomo, così come lei io la immagino una giovane donna, fra i 28 e i 33 anni, ma non so spiegarmi perché. Forse perché ho poca fantasia e proietto su questi frammenti di realtà qualcosa che ha elaborato il mio inconscio. O forse, magari, penso che sia un uomo suo coetaneo perché si capisce che Daniela ci tiene a lui, gli vuole bene, non solo perché lei stesa parla di “affetto”, ma per la passione e la cura con cui gli affida quel libro. In realtà, ora che scrivo, mi rendo conto che potrebbe essere benissimo una donna a cui Daniela vuole bene, e la cosa importante di questa dedica è la tensione che lei prova per la persona a cui sta facendo il regalo. Non le affida un passatempo, ma qualcosa di più, un messaggio. Lo capisco anche dal fatto che la firma è sottolineata, sembra che dica, “Sono io, proprio io, che te lo invio”.

Di sicuro fra Daniela e questa persona c’è un interesse comune per la letteratura. Di sicuro per Daniela questo interesse è forte, perché la sua dedica è appassionata. Non posso sapere fino a che punto la tensione che scorgo in questa dedica sia frutto dell’amore per il romanzo o di quanto lei tiene a chi lo sta regalando. Di sicuro se io scrivessi una cosa così sarebbe per una persona per cui sarei in grado di sentire, più che l’affetto dell’amicizia, una tensione amorosa (non necessariamente quella di un innamorato, potrebbe essere l’amore di un genitore per il figlio).

Occhio, non sto facendo l’analisi del testo. Non sto dicendo che le cose per Daniela stessero così. Sono consapevole di non avere gli strumenti per farlo (e l’unico che ho a disposizione è l’empatia, il che, come ho già accennato, si risolverebbe in una mia proiezione su di lei). Sto invece analizzando le emozioni che la sua dedica hanno suscitato in me.

Chissà se la persona che ha ricevuto Venite venite B-52 di Sandro Veronesi ha apprezzato il regalo di Daniela. Certo, il libro è finito in un mercatino dell’usato, ma non prima di 27 anni. Magari questa persona dopo tanto tempo ha cambiato gusti. Oppure il libro è stato dimenticato durante un trasloco e chi se l’è trovato fra le mani ha pensato di disfarsene. Oppure il destinatario del messaggio di Daniela è morto (sono cose che capitano), e il libro è finito nelle mani di qualcuno che non lo apprezzava. Oppure, e per esperienza credo che sia più probabile, è successo qualcos’altro ancora.

Io di sicuro Venite venite B-52 lo tengo nella mia libreria, così mi piace pensare che comunque siano andate le cose il messaggio di Daniela abbia raggiunto il lettore giusto, o magari il secondo lettore giusto. Come Daniela anche io penso che il romanzo “non sia perfetto”, anche se non so se la sua dichiarazione fosse sincera; potrebbe essere stata dettata dalla prudenza di chi teme di scontentare i gusti della persona a cui si rivolge. Questo libro è una ventata di aria fresca, ancora 27 anni dopo essere stato pubblicato. A me fa venire in mente un autore che ammiro, ma di cui non sono mai riuscito a scrivere un articolo abbastanza meritevole da pubblicarlo, Kurt Vonnegut. Nei suoi libri la realtà è resa sempre con il filtro dell’ironia e il distacco di un entomologo che descrive a un ignorante la vita degli insetti. Nonostante questo Vonnegut riesce a trasformare i suoi personaggi in persone vere, perché appena le labbra del lettore, finito il sorriso suscitato dalle pagine, tornano a distendersi, non può fare a meno di provare una fitta di dolore per la sofferenza che anima quei personaggi. Lo scarto fra Vonnegut e Veronesi, per me, sta proprio qui, in un differente grado di dolore. In Veronesi è minore e prende sopravvento il gioco; Vonnegut è più drammatico. Però questo non sminuisce ai miei occhi Veronesi. La mancanza di perfezione che vi scorgo è solo di una questione di gusto personale, non di merito.

Non so cosa sia capitato al destinatario del messaggio di Daniela, ma mi piace pensare che se il messaggio non è arrivato, o soltanto si è interrotto, in me ha trovato un buon destinatario alternativo. Perché penso anch’io che Venite venite B-52 sia un bel romanzo.

Penso anche che Daniela apprezzerebbe molto Vita e opere di Alfredo Focner. Mi piacerebbe che questo mio messaggio le arrivasse. Ovviamente è quasi impossibile che succeda, ma in virtù di pur quest’esigua indeterminatezza vale comunque la pena contarci.